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Le ferite di Genova

di Nick Davies

Un'inchiesta dai toni crudi, tanto quanto lo furono i fatti accaduti quel 21 luglio. Un'articolo non adatto a tutti ma necessario per capire quali orrori furono commessi per uccidere lo spirito combattivo ed idealista dei ragazzi di allora e di quelli di oggi.

Il 21 luglio 2001, tra le ore 22 e mezzanotte, nelle scuole Diaz, Pertini e Pascoli 93 attivisti furono presi di sorpresa, mentre dormivano in un locale occupato e di questi, 61 finirono in ospedale in condizioni pietose.

 

In quei giorni si stava manifestando contro il G8 ed i fermenti avevano portato anche ad atti poi definiti vandalici, ma nulla che potesse giustificare le barbarie di quella notte.             

 

Da quel momento lo spirito combattivo delle nuove generazioni è andato scemando, e quei piccoli fuochi sono stati lentamente spenti, anche grazie alla creazione di nuove valvole di sfogo e alla promozione di quelle già esistenti.

 

Cosicché tutto il potenziale, la creatività e la forza dei giovani, ma anche quella degli adulti, oggi viene sprecato nelle violenze negli stadi; in proteste che non portano ad altro che a scontri con la polizia; nella droga; o nell'annullamento di sé stessi dietro ad uno schermo.  In particolare, quest'ultimo rischia di perdere il connotato di oggetto di svago per diventare un prolungamento del corpo, indispensabile

E mentre l'uomo si addormenta cullato dalle onde di un mare sempre più nero e riscaldato dalle braci delle ultime foreste, un cimitero di ideali gli passa accanto senza che voglia aprire gli occhi sulla realtà a cui sta andando incontro.

Questo è ciò che vogliamo combattere.

DINAMISMO

i giovani hanno smesso di dissentire

Il dinamismo è alla base di ogni storia mai accaduta o raccontata.

Senza il movimento neppure l'universo potrebbe esistere.

Durante una delle mie mattinate in bicicletta, mi capitò tempo fa, di incrociare un uomo che pedalando mogio si accostò a me dicendo: "Hai visto? Pantani si è suicidato!"

Senza pensarci troppo risposi con quella che per me era un'ovvietà: "È perché non scriveva poesie."

Al ché l'uomo, rimasto un poco indietro, mi raggiunse e parlò di nuovo, quasi infastidito dalla mia risposta.

"E allora Jim Morrison? Anche lui si è suicidato e le poesie le scriveva!"

Mi concessi qualche secondo per superare una salita particolarmente ripida, poi mi voltai verso quell'uomo e gli sorrisi.

"Ma lui non andava in bicicletta" sapendo che non avrebbe più parlato sfruttai la discesa per separarmi da lui, godendo del vento fresco sul volto e riportando alla mente i versi letti quella stessa mattina.

​Ciò con cui siamo d’accordo ci rende inattivi, è la contraddizione che ci rende produttivi.

Queste sono le parole che Goethe usa per parlare della contraddizione, motore di tutto ciò che esiste e vive.

In fisica viene definito lavoro l'energia di due sistemi le cui forze sommate non siano nulle. Al di fuori della fisica, potremmo dire che il lavoro è lo scontro tra forze, ovvero che nasce da una contraddizione. Se il lavoro fosse inteso come movimento, come opposto di inerzia e pigrizia, probabilmente potremmo accettare molto più volentieri quel primo articolo della nostra Costituzione.

E proprio per questa mancata necessità, vogliamo mettere in risalto il dinamismo, fisico, mentale e sociale. Una mente attiva in un corpo spento può poco, e allo stesso modo è valida l'affermazione contraria. 

Per vivere e per crescere abbiamo bisogno di scontrarci con idee e realtà diverse dalla nostra. Il bisogno di sfide si estende sia sul campo mentale che su quello fisico: chi non ha mai sentito quella sensazione appagante di aver tagliato un traguardo che aveva creduto irraggiungibile? 

Non esiste miglior balsamo per lo spirito che lo sport: una corsa in bici o sui propri piedi, una scampagnata per raggiungere luoghi magnifici, oppure una sfida da solo o circondato da compagni. Il valore delle piccole ma grandi vittorie che il movimento può donare, è questo che vogliamo promuovere, è questo uno degli elementi essenziali alla felicità dell'essere umano.

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